Pubblicato in: Blog
21 febbraio 2023

Vitigni autoctoni: la storia e le tradizioni

Fare vino con i vitigni storici: la scelta.

 

 

Ritengo che per portare alla massima espressività un terroir non si possa che partire dalla storia e dalle tradizioni: un punto di partenza che comprende quindi i vitigni autoctoni e storici.

Per vitigno autoctono intendiamo una particolare varietà di vite coltivata e diffusa nella zona storica di origine, quindi non trapiantato da altre aree (definiamo invece alloctoni tutti quei vitigni che provengono da zone anche molto lontane). In Italia, grazie alle peculiarità del nostro territorio, abbiamo oltre 350 vitigni autoctoni.

Il vino come espressione del territorio

Ogni territorio quindi ha i propri vitigni che nei secoli si sono adattati al meglio alle condizioni climatiche esprimendosi con peculiarità uniche, producendo i grappoli migliori e caratteristici.

Alcuni sono effettivamente diffusi solo in una piccola provincia; altri li possiamo definire locali se sono diffusi in più provincie ed infine nazionali quando sono molto diffusi adattandosi molto bene in zone più ampie. Nella mia zona, a Senigallia, si coltivano storicamente i vitigni Verdicchio, Lacrima di Morro d'Alba, il Sangiovese e il Montepulciano.

Ci troviamo infatti nella zona del Rosso Piceno doc ed Esino Rosso doc (che prevedono nel disciplinare il Sangiovese e il Montepulciano), della Lacrima di Morro d'Alba Doc (che prevede il vitigno Lacrima di Morro o Lacrima di Morro d'Alba) e dell'Esino Bianco Doc (per il quale è richiesto principalmente il vitigno Verdicchio).

I vitigni autoctoni di Senigallia

Come in ogni zona d’Italia, anche a Senigallia le abitudini alimentari e la cucina sono state sempre affiancate da vini ottenuti da vitigni autoctoni e anche il loro sviluppo, nel corso del tempo, ha visto una crescita in simbiosi tra cibo e vino in un percorso di influenza reciproca che arriva fino ad oggi con piatti tipici della tradizione ed elaborate creazioni culinarie di chef stellati.

Voler rappresentare il mio territorio di Senigallia significa inevitabilmente partire da qui: chi decide di visitare le Marche, magari in un percorso enogastronomico, deve poter degustare un vero vino locale, ottenuto dai vitigni che storicamente insistono nel nostro territorio. Per la mia visione quindi non avrebbe senso produrre vino da uve Chardonnay, Pinot o Merlot o altri vitigni cosiddetti internazionali, presenti anche nelle Marche, ma che non rappresentano la storia e le origini di questo territorio.

 

"Se vieni a Senigallia, bevi Senigallia"

Per lo stesso motivo, quando parliamo di Senigallia, non potrei mai introdurre nella mia produzione, vino da uve di Vernaccia di Serrapetrona, Ribona, Passerina o altri vitigni autoctoni marchigiani che non sono tipici di Senigallia. “Se vieni a Senigallia, bevi Senigallia” mi piace pensare che questo possa essere una sorta di motto per la mia cantina e la mia produzione che vuole rappresentare questo territorio.

 

Identità di naturalità e tradizione

Con passione e orgoglio, raccolgo il testimone dai produttori locali, vignaioli che nei secoli hanno portato avanti storia e tradizione.

Da qui parto per costruire i miei vini, in modo artigianale, introducendo tutte le nozioni agronomiche ed enologiche attuali, nel rispetto di un principio di naturalità del vino,  innovando la tradizione, portando nuove idee ma con grande rispetto della storia e di chi viene a scoprire le Marche.

Vini identitari, che raccontano il mio vigneto e le sue caratteristiche: questo è un principio fondamentale che, insieme alla vinificazione naturale, è quello che mi permette di inseguire quello che io chiamo “terroir puro”.

Manuel Giobbi