"Prendiamo in consegna la terra e la lasceremo a chi verrà. Credo sia la qualità di questo lascito a determinare la qualità della persone.”
Manuel Giobbi
La posizione geografica, dell’azienda vitivinicola e del frantoio di Manuel Giobbi, oltre a essere una delle mie preferite perché gradevole collina, nella località di Scapezzano, sopra Senigallia, affacciandosi sul promontorio del mare Adriatico, rappresenta anche un elemento distintivo della produzione propria del vino marchigiano. Profumi e sentori della terra marchigiana, fortemente argillosa su queste colline, si mescolano a quelli della brezza marina adriatica, regalando ai vini tratti distintivi unici. La scelta di Manuel è stata quella della sostenibilità con il recupero dei vitigni autoctoni, vinificando secondo la filosofia dei vini naturali, esprimendo così il terroir, bilanciando mare e terra, tradizione ed innovazione.
Una piccola produzione che fa leva su vigneti condotti in regime biologico, e che, come nel caso del Verdicchio di Manuel, nascono da selezioni di antichi ceppi ereditati dai contadini locali, vitigni considerati storicamente da “bere giovani” in realtà, mi rivela Manuel, sono vini “capaci di invecchiare“ ed evolversi nel tempo in profumi più speziati. Lo stesso principio che ha portato il Lacrima di Morro d’Alba, rosso autoctono di classe, in cui Manuel ha fin dall’inizio intuito grandi potenzialità di maturazione e che all’ultima edizione del concorso enologico del Vinitaly, si è attestato tra i migliori vini marchigiani.
Manuel ha avuto modo di apprezzare e conoscere fin da piccolo questo territorio marchigiano, quando si rifugiava nel casolare acquistato dalla famiglia come casa di villeggiatura al mare . Ma oltre al mare di Senigallia, città gourmet degli chef stellati, la collina di Scapezzano è diventata per Manuel un territorio importante per coltivare il suo sogno, quello di produrre vino e olio nel rispetto della Natura e del Territorio.
Difatti la sua scelta non è stata dettata dalle tendenze o dalle mode del momento, ma da sempre legata ai valori in cui Manuel crede fortemente :
“Questa azienda nasce su valori per me importanti e produrre in biologico fa parte di questi. Trovo fondamentale che chi vive grazie alla terra sia il primo a curarla e rispettarla: siamo di passaggio, prendiamo in consegna la terra e la lasceremo a chi verrà. Credo sia la qualità di questo lascito a determinare la qualità della persona.”
Per Manuel che proviene dal mondo economico finanziario, con laurea in economia e finanza, come broker della finanza abituato ad operazioni di trading on line (circa 400/600 operazioni al giorno ) ha sempre avuto molta dimestichezza con dati e numeri che doveva tradurre in operazioni veloci, sui mercati finanziari. Questa abilità e velocità di applicazione con numeri e informazioni, dal 2010, Manuel l’ha traslata con molta più passione e risultati più soddisfacenti sul piano personale e famigliare, nella sua nuova attività.
Lascia la Lombardia e Bergamo, per stabilirsi definitivamente con la sua famiglia nelle Marche, dando vita a una cantina e a un nuovo frantoio nella piccola frazione di Scapezzano, nel comune di Senigallia (AN). Mette a dimora dodici mila piante di ulivo, crea dal nulla un frantoio all’avanguardia per la spremitura e freddo, e insieme alla compagna Ilka Ilieva, diventa presto il punto di riferimento per la città e per i turisti che si affacciano in collina in cerca di prodotti locali di qualità.
Manuel è affiancato dall’enologo Gabriele Bovari e all’agronomo Luca Mercadante, con i quali insieme hanno e continuano a dare vita a una linea di vini naturali Bio. Primo fra tutti, il “ColFondo” che è il loro vino spumante ancestrale naturale e biologico – IGP delle Marche. Rappresenta il riassunto in vino del sogno di Manuel di arrivare a fare anche un “proprio spumante” a dosaggio zero, si può definire pertanto Brut Nature, millesimato, con uve 100% Verdicchio, prodotto con lieviti indigeni. Si tratta di uno spumante perennemente a contatto con i lieviti in bottiglia, che evolve continuamente nel tempo e una volta versato nel calice è in grado di esprimersi con svariate e affascinanti sfaccettature che cambiano anche in pochi minuti mentre si ossigena”. Un vino bianco non filtrato, estremamente piacevole, fine e complesso, con profumi floreali, sentori di frutta gialla e agrumi in grande evidenza, con chiari aromi di crosta di pane.
E nel sentirne parlare mi viene voglia assolutamente di assaggiarlo in una degustazione all’aperto in vigna, in uno spazio degustativo creato apposta da Manuel in vigna, il “Wine Bar” spazi dedicati, nel vigneto, per degustare vini di qualità in tutta sicurezza, senza rinunciare alla socialità e immersi in un ambiente incontaminato a ridosso delle spiagge”. Prosegue poi Manuel nel raccontarmi che nella realtà storica, l’inventore dello Champagne non coincide con il “mito dell’abate francese Dom Perignon”, ma fu ben 50 anni circa prima, nel 1622, il medico fabrianese Francesco Scacchi, che diede in stampa un’opera titolata “De salubri potu disertatio”.
Un capolavoro dell’editoria seicentesca in cui si raccontano le esperienze e le elaborazioni dell’Abate fabrianese sulla rifermentazione naturale in bottiglia, utilizzando bianchi locali supposti essere di base Verdicchio di Matelica. L’unica differenza tra lo spumante “Metodo Scacchi” dallo Champagne ed altri prodotti nazionali ed esteri Metodo Classico, è legato all’utilizzo degli stessi zuccheri del mosto d’uva per innescare la rifermentazione in bottiglia invece dell’aggiunta abituale del liquer de tirage.
Lo spumante quindi sarebbe nato nelle Marche quasi mezzo secolo prima, che nella Champagne, anche per questa novità, sono sempre più curiosa di assaggiarlo